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Carlotta e la sua esperienza al Centro Olos

Volos fisioterapia interviste

“Perché alla fine, tutto è collegato: un mal di testa, la schiena che fa le bizze, la gamba che zoppica. Per essere curato, ogni problema, dev’essere prima compreso”.

Carlotta parla, e lo fa come chi ha piacere di dire le cose che ha dentro: non c’è bisogno di nascondere nulla. 

Carlotta è una delle nostre pazienti, una di quelle che almeno una volta al mese si sdraiano sul lettino e si affidano alle mani dei nostri professionisti: a partire dal nostro osteopata, il dottor Carlo Broggini.

E Carlotta, soprattutto, ha una storia. Eccola. “Tutto è iniziato tre anni fa, da un momento all’altro. Ero con mio papà e l’ho aiutato a sollevare la sua barca: uno sforzo eccessivo, un movimento sbagliato…non lo so. So solo che mi è venuto quasi subito un forte mal di testa, che restava lì e non se ne andava. Io non ho mai sofferto di emicrania quindi mi sono spaventata, e dopo due o tre giorni sono andata al pronto soccorso”.

E cosa hanno detto?
Mi hanno tranquillizzata: cefalea muscolo tensiva, niente di grave. Però io stavo male: mi faceva male la testa, e questo dolore ha iniziato a tirare fuori tutto quello che avevo dentro.

Spieghi.
Tutto è collegato, tutto. Avevo compreso l’origine del mio dolore, ma c’era dell’altro: c’era dell’altro che fino a quel momento era rimasto chiuso dentro da qualche parte e ha iniziato di colpo a uscire. Da un momento all’altro, quel mal di testa ha scoperchiato un vaso che era rimasto chiuso per trent’anni. E io stavo male.

Ecco che arriva Olos…
Passavo davanti al centro praticamente tutti i giorni, lavoro lì vicino, ma non ci avevo mai fatto caso. Sapevo che dovevo fare fisioterapia e ho iniziato a contattare tantissimi centri: ma parlavo solo con delle segretarie che mi davano appuntamenti con dei tempi biblici. Così, un giorno, sono entrata in Olos…

E…?
E mi ha accolto Carlo. Che allora era semplicemente il dottor Broggini osteopata e che adesso è diventato Carlo. Carlo mi ha ascoltato, e questa è stata la prima cosa importante: perché non era dovuto, e perché a me serviva. E poi mi ha detto: “Bene, vieni domani”.

E con quel “Vieni domani” cosa è iniziato?
Un percorso nuovo, grazie a una capacità di utilizzare le mani per la terapia ma allo stesso tempo il cuore e il cervello per ascoltare e per dire le parole giuste. Da lì, da quei tre quarti d’ora sul lettino, è iniziato un cammino che mi ha portato a tirare fuori la mia ansia, le mie paure…

Dopo tre anni, perché continua a venire in Olos? Ha ancora mal di testa?
No. Però continuo a venire perché mi fa stare bene: solo l’idea di quei tre quarti d’ora mi fa stare meglio. Certo, il mio corpo ha bisogno di essere trattato: anche perché nel 2019 ho avuto un brutto incidente in moto e mi sono spappolata una gamba. Sedia a rotelle, stampelle…questo mi ha portata a vivere il centro Olos nella sua totalità. I fisioterapisti, la piscina, la palestra. 

Cosa ha trovato, in Olos?
Un’unione di mentalità. Professionisti bravissimi nel loro campo, ma allo stesso tempo la capacità comune di creare un’empatia diversa con il paziente: qualcosa che non ho trovato da nessuna parte, qualcosa che fa la differenza. Ho detto della capacità di ascoltare: ecco, in Olos è una cosa che sanno fare tutti. Ma c’è dell’altro.

Ovvero?
Un esempio. Io sono un po’ in sovrappeso, e dopo l’incidente ero ingrassata ancora di più: non è sempre semplice accettarsi, mettersi in costume, mostrarsi. Credetemi, non è sempre semplice. Ho frequentato tantissimo la piscina di Olos, e mai come in quelle occasioni mi sentivo a mio agio: non è facile da spiegare, ma a volte l’accettazione di se stessi passa da uno sguardo “diverso” o da un gesto particolare. In Olos non ho mai avuto la sensazione di essere in qualche modo giudicata, e anche grazie a questo ho imparato una cosa fondamentale.

Quale?
Prendersi cura di se stessi è importante: io non l’avevo mai fatto. Ho iniziato a farlo anche grazie alle persone che ho incontrato in Olos, e non smetterò più.

Carlotta

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