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L’IDROKINESITERAPIA, UN RIMEDIO PER LA SPALLA

Idrokinesiterapia a Varese

QUALI SONO LE CAUSE DI UNA SPALLA DOLOROSA O RIGIDA?

La rigidità di spalla o il dolore possono avere molte cause.

La spalla è quasi esclusivamente sottesa da muscoli adduttori e rotatori interni; nel momento in cui uno qualunque di detti muscoli si retrae, anche tutto l’insieme seguirà la stessa sorte.

Le cause sono molteplici, solitamente le persone ricorrono alla visita specialistica ortopedica e, se non si riscontra una indicazione alla chirurgia, alle infiltrazioni o agli antifiammatori (FANS) si ricorre alla fisioterapia.

In questo ambito è il fisioterapista che informa e stabilisce il trattamento per risolvere un problema così fortemente limitante come quello di una spalla dolorosa o rigida (impigment o dolore sub-acromiale, capsulite adesiva o spalla congelata, esiti di immobilizzazione da fratture, traumi diretti o indiretti, etc.).

Diverso è il caso di una spalla operata per grandi patologie come lesioni tendinee e legamentose (lesione della cuffia dei rotatori, protesi inversa, tendinite calcifica, intervento per lussazione/instabilità, etc.) dove il chirurgo dovrebbe subito dare indicazioni, in particolare all’idrokinesiterapia che, a seconda dei casi, può essere integrata con la terapia manuale a “secco”.

 

QUALI SONO I BENEFICI

Spesso con l’immobilità o le infiammazioni si instaurano retrazioni fibrose che generano dolore alla mobilizzazione e conseguente perdita di forza.

Se la terapia in acqua viene cominciata precocemente (ad esempio dalla terza settimana di immobilizzazione post-chirurgica), si guadagna tempo nel recupero e si soffre meno, le manovre manuali effettuate dal fisioterapista specializzato in idrokinesiterapia sono facilitate dalla resistenza idrodinamica e/o dalla spinta idrostatica, vengono sempre effettuate con l’integrazione dinamica da parte del paziente (attivamente!); si ha la sensazione di essere coccolati e non “aggrediti”, si lavora in globalità ovvero si ha la possibilità di intervenire su più aree terapeutiche simultaneamente, ad esempio sul dolore, sulla propriocettività, sul recupero articolare (ROM) e sul deficit di forza con semplici varianti nella modalità di esecuzione da parte del fisioterapista o del paziente o richieste al paziente stesso (questo tipo di approccio metodologico è del Metodo A.S.P. – Approccio Sequenziale e Propedeutico diffuso dall’ANIK Associazione Nazionale Idrokinesiterapisti www.anik.it).

La temperatura, il rilassamento globale, l’ambiente microgravitario contribuiscono a facilitare il compito, ma la terapia va effettuata individualmente, se una spalla è rigida fuori dall’acqua non serve immergersi per vederla rimuovere spontaneamente o su comando, è un’illusione!

Per fare idrokinesiterapia non è necessario saper nuotare (ed il nuoto non è una indicazione terapeutica!), il fisioterapista può avvalersi di ausili galleggianti ben posizionati nel caso in cui il paziente debba lavorare da supino ed usare una manualità idonea a dare sicurezza: questa posizione sarà utile per eseguire manovre di mobilizzazione attiva e passiva con l’ausilio della resistenza idrodinamica o per permettere al fisioterapista di mobilizzare l’articolazione scapolo omerale o per allentare le retrazioni della catena muscolare anteriore-interna o del muscolo sottoscapolare.

Altri esercizi terapeutici si effettuano in posizione verticale sempre con le correzioni manuali del fisioterapista e con le facilitazioni della spinta idrostatica; questa posizione ci faciliterà il recupero dell’abduzione e dell’elevazione (fino a 90 gradi), della rotazione esterna ed interna.

La posizione prona, sempre effettuata con il sostegno del fisioterapista o degli ausili galleggianti, sarà utile per liberare la spalla dalle retrazioni antero-interne e completare l’abduzione.

Si possono sfruttare altre posizioni (seduta, semiaccucciata etc, ma non è il caso di allungare troppo il brodo con le descrizioni).

Ogni assetto terapeutico che propone il fisioterapista ha uno scopo ben preciso e si adatta alle capacità del paziente che lavoreà sempre in sicurezza

 

RISPOSTA ALLE DOMANDE SULL’ IDROKINESITERAPIA PER LA SPALLA

L’idrokinesiterapia in problemi complessi come la spalla dolorosa o rigida non può essere confusa con generiche attività di gruppo o di balneazione, può essere integrata con altre terapie manuali o strumentali, come ad esempio la tecarterapia, valutando durante il percorso terapeutico la necessità, si possono anche realizzare esercizi per conto proprio ma solo se ben impartiti da un fisioterapista ed in una fase di “svezzamento” dal lavoro individuale.

Il dolore normalmente viene controllato già durante l’esecuzione della seduta, non si esce mai dalla vasca con il dolore accentuato ma con una sensazione di maggior libertà.

L’obiettivo della riabilitazione precoce in acqua è garantire il prima possibile l’autonomia (vestirsi, lavarsi, guidare l’auto, etc.) quindi è un approccio funzionale, mentre l’eventuale integrazione con la terapia manuale a “secco” servirà per quei casi in cui il recupero dovrà essere più analitico o in relazione alla postura.

 

CONCLUSIONI SULL’ IDROKINESITERAPIA ALLA SPALLA

L’idrokinesiterapia con le sue grandi potenzialità va effettuata precocemente e non contraddice le indicazioni che normalmente vengono date per la terapia manuale, dall’osteopata, posturale o strumentale ma spesso ne facilita il compito, permette di soffrire meno, dedicare meno tempo alle sedute e tornare ad essere autonomi il prima possibile.

L’idrokinesiterapia consente di cominciare rapidamente il recupero della spalla dolorosa o rigida (particolarmente nel post-operatorio) senza andare in conflitto con le proscrizioni del chirurgo ortopedico, come ad esempio l’evitare movimenti in abduzione, movimenti di trazione o con resistenze.

Oggi sempre più persone scoprono il beneficio dell’idrokinesiterapia e le maggiori strutture riabilitative investono sulla formazione del proprio personale, e non dimentichiamo di sottolineare che non va considerata nè una moda nè una terapia a se stante, ma vista come valida proposta terapeutica capace di integrarsi con altre metodologie.

 

L’Idrokinesiterapia nel mal di schiena

In questo articolo tratteremo un disturbo di carattere epidemico nella nostra società, il mal di schiena o algia vertebrale: lombalgia, dorsalgia, cervicalgia.

 

Di rilevanza e di notevole originalità è il trattamento integrato nel mal di schiena, ovvero mediante:

 

  • Idrokinesiterapia
  • Terapia manuale o osteopatia,
  • Rieducazione posturale globale,
  • Terapia fisica di ultima generazione (Tecarterapia, Laser Hilt terapia).

 

Alla base di un trattamento integrato il fisioterapista specializzato nelle molteplici metodiche riabilitative, dovrà analizzare la documentazione clinica del paziente ed effettuare una valutazine funzionale che potrà essere mirata sia alle disfunzioni muscolo scheletriche, sia ai paramorfismi e dismorfismi che modificano la postura, per non tralasciare la parte viscerale.

 

Cause del mal di schiena

Non si può a tutt’oggi individuare in un unico agente l’origine della algia vertebrale comune; di frequente sono invocati fattori meccanici che producono usura del disco intervertebrale (discopatia) e più in generale l’azione di processi degenerativi (artrosi, osteoporosi ecc.).

 

Si possono aggiungere lo stress e le abitudini di vita come ruolo di rilievo e vengono di solito elencati una serie di fattori di rischio di origine esogena ed endogena che concorrono a tale disturbo (sedentarietà, sport, lavori usuranti, aumento ponderale). Da non dimenticare i traumi e gli esiti di importanti interventi chiururgici.

 

Analisi della motricità

Nell’età evolutiva la motricità degli arti, le funzioni statiche si strutturano ed evolvono nella misura in cui si organizza l’asse vertebrale alla conquista della verticalità; spesso il mal di schiena è conseguenza di una verticalità errata, o di un imperfetto adattamento biomeccanico alla verticalizzazione del tronco ed alla stazione eretta.

 

Nel soggetto adulto, esiste una stretta interazione in termini funzionali e di sforzi, tra asse centrale (colonna vertebrale) e appendici periferiche (arti superiori e inferiori) determinate dall’attività motoria, dal particolare utilizzo degli arti. La colonna vertebrale riceve e distribuisce innumerevoli sollecitazioni e momenti di forza legati all’attività delle catene periferiche (tipico dello sport). Tali sforzi si fanno più intensi quanto più è gravoso l’impegno delle estremità, quanto più è intenso l’impegno delle prestazioni (ad esempio velocità ed ampiezza del movimento), quanto più è maggiore la deviazione della colonna dalla verticale (postura). Ciò significa che ogni sforzo compiuto dalle estremità, mani e piedi,si riflette amplificato sulla colonna vertebrale.

 

Meccanicamente la maggior concentrazione di sforzi è concentrata nel tratto lombare e lombo-sacrale in quanto incrocio critico per la struttura portante, nella preservazione della verticalità (i carichi discali sono stimati nell’ordine di 100/ 120 kg.). La sintomatologia della lombalgia: il complesso di fattori a rischio può produrre un indebolimento strutturale nelle zone lombare e lombosacrale; allorquando tale indebolimento non riesce a trovare compensi adattivi adeguati, insorge un disturbo conclamato: dolore e limitazione funzionale.

 

Va sottolineato che anche il tratto cervicale è molto sottoposto a stress meccanici (casco da motociclista, posizione errata in postazioni davanti a terminali, sport inadeguati, lavori domestici, ecc.) e di conseguenza i dolori vertebrali spesso si spostano lungo la colonna, dove più dove meno, e di conseguenza il trattamento riabilitativo dovrà essere il più possibile globale e integrato con diverse metodologie per garantire maggior rendita al risultato finale.

 

La rieducazione in acqua delle algie vertebrali

Spesso si parla di riabilitazione in acqua per le algie vertebrali, ma non c’è abbastanza informazione su cosa significa riabilitare un mal di schiena, pertanto molte persone si affidano alla “magia dell’acqua”, pensando che è sufficiente nuotare, fare movimento, ginnastiche di gruppo (tipo acqua gym) o andare alle terme: analizziamo bene i vantaggi della riabilitazione in acqua. Le caratteristiche fisiche dell’acqua possono essere ben sfruttate per fare riabilitazione, così una piscina diventa un ottimo ambiente terapeutico anche piacevole. La temperatura dell’acqua: per un adeguato effetto rilassante, la temperatura dell’acqua deve essere almeno di 32/33 gradi, nelle terme può andare anche oltre ma a discapito del tempo di permanenza che inevitabilmente si ridurrà per evitare collassi. Noi lavoriamo individualmente in acqua con il paziente e di conseguenza con la temperatura adeguata riusciamo ad effettuare anche un’ ora di trattamento individuale senza eventuali compilicazioni. Il rilassamento e la riduzione dei sintomi metteranno in condizione di effettuare con più facilità manovre di terapia manuale ed osteopatia fuori dall’acqua.

 

In acqua è possibile avere un approccio globale sul dolore, mentre fuori dall’acqua si può intervenire specificatamente su tutto ciò che può condizionare indirettamente la sintomatologia del paziente. Altre parti del corpo, come la cervicale, il torace, le anche e le caviglie possono avere un forte impatto sulla postura e sull’alterazione della sensibilità dolorifica del paziente, poichè possono condizionare ogni gesto quotidiano. Quindi, un trattamento combinato, acqua e osteopatia, permette un trattamento molto più completo per favorire lo stato di salute del paziente, poichè si interviene sia sul sintomo e sia su ciò che lo provoca. In particolare:

 

  • Scarico gravitario: il setting terapeutico in acqua offre la possibilità di lavorare in ambiente microgravitario e di sfruttare sia la spinta idrostatica che la resistenza idrodinamica. Queste caratteristiche fisiche sono utilizzate per favorire le mobilizzazioni vertebrali, il lavoro di allungamento delle catene muscolari statiche oppure per ridurre l’effetto delle compressioni articolari che causano dolore vertebrale. Questo effetto può essere amplificato dall’azione manuale del fisioterapista che segue individualmente il paziente in acqua (Metodo A.S.P).

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